Il piccolo Hans - anno VIII - n. 29 - gennaio-marzo 1981
le tante variazioni consegnate alla scrittura .dei clas sici 10• Si può leggere questa storia come il luogo dove frammenti del mito si uniscono in un.a rifiessione sulla condizione infelice dell'uomo, come racconto che proiet ta nel luogo delle origini la miseria dell'Qggi, e veste di figure fantastiche, e immerge in un'aria favolistica quel che è la sostanza delle Operette: lo sgua:r;do , cioè, sulla « universale miseria della condizione umana». Ma è il ricordo _ del Genesi, della sua interpretazione 'vulgata', che sorveglia la lettura, proprio perché que,sto ricordo nel corso del racconto leopardiano è via via · aggredito, riconsegnato per intero ad un acquietante sa pere teologico, sommerso dalla memoria classica delle origini. Il Genesi, la sua interpretazion"e ' cattolica ' sor vegliano il racconto, sono il suo referente polemico: la critica délla religione; si sa, è la prima critica, ma pro prio per questo è la più difficile. In due passi dellq Zibaldone, precedenti là scrittura della Storia del genere umano, Leopardi aveva rivendicato la forza dirompente d'un'interpretazione ' letterale ' del Genesi, oentrata non sul rapporto tra colpa e punizione, ma sul rapporto tra sapere e caduta, tra , scienza e infelicità 11• Non si trattava di cancellare il Genesi ma di riscriverlo a partire da un'in terpretazione 'letterale '. E si trattava di portare questa interpretazione nella stessa terra delle 'favole antiche '. Nella Storia del genere umano questa interpretazione per mette di leggere il racconto biblico dal punto di vista del mito: è aperta la strada per il riacquisto d'un altro · senso d _ elle origini; per una riscrittura del Genesi che fa dell'esegesi . 'ardita ', confortata tuttavia dalla memoria classica, un racconto 'immorale ', cioè denso della sola moralità 'possibile ' nella condizione infelice dell'uomo: il rifiuto della colpa. Non la cancellazione della caduta, ma il rovesciamento delle ragioni della caduta. Ciò che scompare è dunque la colpa dell'uomo. Non è il peccato che produce l'infelicità, ma il limite imposto all'uomo, i 81
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