Il piccolo Hans - anno VIII - n. 29 - gennaio-marzo 1981

del suo meraviglioso, essi danno informazioni di prima mano. Non nego che le avventure di Sherlock Holmes, rilette, lascino spesso qualche senso di delusione. Per dirla in · modo· spiccio, non sempre �antengono ciò che promet­ tono. .Il momento di accensione del meraviglioso, che ho cercato di definire, mobilita eccitazioni ed aspettative che lo svolgimento e la conclusione del racconto in molti casi non sono in grado di soddisfare. C'è un debito (non pa­ gabile?) al centro di questi racconti. Ma la « promessa non mantenuta» è il prezzo stesso della efficacia fanta­ stica. E' questa promessa, con il carico (libidico) ecces­ sivo che mette in gioco, a fare da camera oscura magni­ ficatrice, a funzionarè da cannocchiale prolungabile che moltiplica le distanze e gli ·effetti immaginari di quei se­ gni o oggetti comparsi nel campo dell'interno. Quanto più vivo lo scarto fra la promessa e il' saldo . - ossia quanto più il debito è alto, tanto più intensa si fa, per contraccolpo, la forza suggestiva del fantastico. Il gioco qelle lettere maiuscole e minuscole cui accenna Lacan occupandosi del sogno dell'iniezione di Irma, sfiora ap­ punto sempre il gioco da un lato ma anche l'impossibi­ lità di esprimersi bene in maniera diversa, dall'altro. L'in­ terno, la stanza chiusa, il luogo della sicurezza e della domesticità è già in sé un immaginario. Usarlo per pro­ durne fantastico, co:rp.e si è già visto, vorrà dire aggiun­ gere alle formule iS (imaginer le symbole) ed si (symbo · liser l'image), una terza il, ossia immaginare l'imma­ ginario. « Credo che lei mi conosca abbastanza, Watson » di­ chiara Holmes nel Problema finale « per comprendere che io non sono affatto un individuo nervoso.» Avesse det­ to: non sono un ossessivo o un isterico... In una coda surrettizia al canone holmesiano, 'ironicamente costruita ai bordi della psicoanalisi, Sherlock Holmes è addirittura 69

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