Il piccolo Hans - anno VIII - n. 29 - gennaio-marzo 1981

te illogicità . scompare solo che si rifletta che l'interno di cui si parla, è il luogo dove i clienti o potenziali clienti di Holmes corrono a raccontare i loro timori, i loro im­ brogli, i loro enigmi; un posto insomma dove avviene un atto di linguaggio. Ogni avventura holmesiana, nel suo schema di base, è, almeno per una parte, di solito la par­ te iniziale, una storia alla seconda potenza vale a dire è il racconto di un racconto. Ciò che viene detto (esposi­ zione del cliente, domande, osservazioni, deduzioni di Hol­ mes), è almeno altrettanto, se non più, importante di ciò che viene direttamente agito (carattere che ' del resto si conserverà tipico, proprio dal punto di vista strutturale, in tutta la· narrativa poliziesca che si suole definire clas­ sica, o << narrativa dell'enigma» o « mistery novel »). Introiezione e proiezione Topica e . dinamica s'intreccian.o nel rendere ragione · di questo _ procedimento fantastico. Fino ad ora l'intérieur ha esplicato la · sua forza di introiezione, la sua qualità captatoria. Ma i testi offrono esempi in cui esso funziona in maniera del tutto opposta, esercitando cioè un effetto di proiezione. Ho già usato l'immagine della lanterna ma­ gica: in talune evenienze non si tratta nemmeno più di una metafora. Si prenda uno degli episodi fondamentali del romanzo di Conan Doyle, Il segno dei quattro, relati­ vo alla · scoperta dell'assassinio di Bartolomeo Sholto nel­ la sua casa di Pondicherry Lodge. C'è una camera chiusa dall'interno (ogni modesto amateur di polizieschi sa che quello della « camera chius _ a » è un tema privilegiato e paragone d'ogni ingegnosità) ed è quindi solo attraverso il buco della serratura - obiettivo di lanterna magica - che i visitatori hanno la prima immagine della tragedia. « La luce della luna inondava la stanza, che ne era ri­ schiarata di un chiarore vago, fluttuante. Con lo sguardo 66

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