Il piccolo Hans - anno VIII - n. 29 - gennaio-marzo 1981
Acrostici occulti Negli scorsi decenni le enigmatiche e geniali specula zioni di De Saussure sull'anagramma occulto ottennero una tale udienza da iscriverlo come figura incontrastata nella nuova retorica; la sua presenza e funzione è stata riconosciuta in modo definitivo con prese di posizioni coscienti e meditate 1, alle quali nulla tolgono le licenze · / ed eccessi di applicazione da parte di epigoni ed empi rici, d'altronde inevitabili in casi del genere. Contempo raneamente si è intensificato l'interesse per la poetica della lettera, il cui teorico più alto in epoca analoga a quella del linguista ginevrino è stato Mallarmé. Ma né l'una né l'altro hanno condotto a riflettere sulla figura che in tutta la poesia artificiosa antica affianca l'ana gramma e con esso divide l'interesse sulla lettera: l'acro stico. Il mancato passaggio stupisce non solo perché il salto da dove loro eran giunti è veramente breve, ma an che perché, almeno per il latino, è disponibile da gran tempo un materiale ricchissimo: non importa che sia stato selezionato con intenti diversi, talora addirittura op posti, orientati a provare l'insignificanza di quella pur abbondante messe di acrostici occulti ed apparentemente involontari. Il nodo del dibattito si svolse intorno al- 1' Iliade latina, il cui autore avrebbe celato il proprio norrie in un acrostico 2 • La casualità del reperto fu sostenuta 5
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