Il piccolo Hans - anno VIII - n. 29 - gennaio-marzo 1981
Ma: questa «felicità inventiva» ci lascia tutti molto perplessi. Abbiamo l'impressione che la letteratura sia poco più di un hobby costoso e diffici,le. Se questa asserzione è vera, si deve ammettere che siamo in molti a sentirci come se avessimo perso qual cosa, una sorta di aureola; anche dopo il ,riempimento dei vuoti culturali, tutti abbiamo l'impressione che la cultu ra sia jn via di estinzione e che si viva più «per gli enti locali che per la storia». (Cata1ogo di una mostra a Ga virate, pag. 19). In questo «vuoto/pieno» dei 1 termini dell'oggi, in questa ingloriosa riti:riata, si situano altre culture, che potremo definire «minori». Quale sarà la foro strada? E' stato notato, giustamente, che in Italia manca una culrura del «fantastico» proprio perché una cultura cat tolica, diciamo dalla controriforma in qua, ha sempre riportato entro il suo spazio dottrinale quelle regole di riferimento. L'Orlando Furioso è forse la prima opera fantastica: ma una cultura cattolica sa imporre l'uso del la realtà come dogma, e quindi, dopo la maniera, l'opera fantastica non troVia terreno per naiscere; la linea dell'ini bizione e dell'anacronismo blocca sul nascere questa - forma di invenz.ione, e al massimo si avrà H «neoreali smo», una specie di dognia della realtà, con il riferimen to ossessivo non èonfessionale ma sociale. La mancanz.a di critica, cioè di riflessione sulle pro prie fonti, occulte e palesi, sembra un aspetto della «nuo va cultura»: e la mancanza di questo senso crirtico non è affare da poco: significa non rompere il cerchio entro cui si stringe il terreno inventivo. Basta infatti spostare . il baricentro culturale ed ecco che l'oscil1azione si presenta come moda «francese» e come ritorno agli anni 'SO. Gli uomini degli anni '50, visto che li nominiamo, pro prio perché fig1i di un periodo difficile, hanno portato 220
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