Il piccolo Hans - anno VIII - n. 29 - gennaio-marzo 1981
gere i paralleli fra le varie simbolizzazioni, i rapporti, · diciamo, fra simboli e concetti. Forse :anche oggi si ,sta «muovendo» una profonda tmsformazione. E .forse, a favore dello storicismo a pre sa rapida, si può ricordare che · quando gua!'diamo al pas sato nelle lunghe prospettive storiche, in realtà quel pas sato non è ,recuperabile, ma forse non esiste più. Ma ecco dove forse è possibile cogliere un punto in teressante. Nietzsche affermò apertamente la morte di Dio. Il mondo si presenta, quindi, senza sostegno e senza ordine. Perfetto caos. Il mondo è simile al niente. Ma nell'emer gere da questo niente noi creiamo l'esistenza. E ,la oreia mo (e qui di nuovo il punto ambiguo, oscuro) con un « nuovo ordine». H fraintendimento dr i questo punto è spesso fatale. La soddisfazione più profonda della mente, sembra dire Nietzsche, è l'invenzione del mondo da:l niente. Il valore emerge da questo senso di invenzione, che, sem bra, spetta all'oltreuomo. La gioia, quindi, è più profon da del dolore. Alla prova estrema dei fatti, esistere è molto meglio che non esistere. Ecco: la rpoesia potrebbe trovarsi a questo bivio. La comprensione di una gioia profonda, di wna comunica zione incessante. Ma senza una cultura critica, questa spontaneità (ri prendo il discorso di Movimento della poesia anni '70, e di ·«Laicità della poesia») è destinata ad arrivare a qualcosa di simile al «centro sinistra». Questo, probabi,lmente, ,e la parte centrale e tematica del presente scritto. (Poco meno di un aforisma, in fondo). Nietzscheanamente, dunque, la cultura si presenta in consapevole di ciò che produce, inconsapevole anche del fervore inaspettato per il pensiero negativo, che viene specie dalla nuova •sinistra. 219
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