Il piccolo Hans - anno VIII - n. 29 - gennaio-marzo 1981

Tutto ciò mi pare finisca per abbozzare una mappa dei momenti vivi del lavoro che il testo compie instan­ cabilmente su se stesso e in cui arriva (verbo che qui non significa finalità raggiunta ma semplice prodursi, emergere lì fra · due momenti...) in cui arriva, dunque, una voce contigua alla «riserva» dell'inconscio. Impre­ sa, quella così tentata, non di svelamento ma di interro­ gazione del « dire», che si potrà mettere in dubbio nei risultati raggiunti, . non neM'utilità. Giuliano GramigY!,a 1 Questo scritto fu presentato, in forma leggermente diversa, come comunicazione a un convegno sulla poesia ermetica e post ermetica, a Firenze, nel febbraio 1980. 2 Da: Notturni, di Luigi , Fallacara (Vallecchi 1941): Desiderosa, e il fuoco che combacia le rose alle spalliere agita appena il respiro in cui salgono le api: molle di fiori è il sonno dell'acacia. . Matura uno stupore e non esclude gli anni, la gioventù che brucia nelle labbra martiri, il dono dei dolori continui, offerti a belle mani nude. Il dolce tempo che ferisce; quasi ombra del nostro più segreto strazio fiori configge a giorni persuasi, tenero al seno di mesta ansia affranto, al respiro a cui vola ed è rapito, a quell'intenta voluttà di pianto. 3 Da: Avvento notturno, di Mario Luzi (Vallecchi 1940) Una luna più celere, un destino sui tuoi vetri pesi d'oblio un raggio pregherai sulle tue mani senza felicità, senza delirio. 175

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=