Il piccolo Hans - anno VIII - n. 29 - gennaio-marzo 1981

possibile e del resto una specie di polarizzazione opposta, per contiguità, viene esercitata dal sintagma /il fuoco dell'amore/. Ne risulta non dirò tanto una rottura quan­ to uno ,slogamento: si disegna minimo e violento un pun­ to di indecidibile (dove forse i lettori e critici coevi pre­ ferivano vedere un indecifrabile) che agisce né più né me­ no che da moltiplicatore del senso. E' di qui che esce la curva fonico-figurale ininterrotta e splendida della ter­ zina finale, culminante nell'integrità da cristallo o dia­ mante de /il blu disanimato del tuo sguardo/, che sigilla ribadendola, la separazione. Un'ambiguità analoga - analoga più che per l'inten­ sità, per la specie - offre Transito, nella raccolta I gior­ ni sensibili di Parronchi. Transito accumula per tre quar­ ti, in maniera finissima e quasi dimostrativa del modo di faJ:1si della poesia parronchiana, figure che rientrano nella grande miniera rom�tico-passionale di una linea petrarchesco-foscoliano-leopardiana, con aspetti addirit­ tura neoclassici (/equorei/, /mirti/, /lampada romita del­ la sera/; altrove: /etra/, /coturni veloci/ etc.): il tutto portato a calor bianco nel forno dell'orfismo novecente­ sco. Entro tale profilatura delicata, sfumata, di « timido colore», la comparsa di due pronomi di terza persona singolare (Ile domanda/, l'è ignoto/) negl.i otto versi fi­ nali: Altro è l'anima dal vigore che affosca negli smunti giovani e nella sera intorn9, altro se un'ombra di straniera compare e le domanda oblio, guando l'è ignoto se amante la ricordi e dal lontano · esilio a sé la chiami facendo per un momento vacillare le strutture di senso, 171

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