Il piccolo Hans - anno VIII - n. 29 - gennaio-marzo 1981
rime non sempre regolari ma comunque con una stretta metrica e di . modulazione, ben netta e pronunciata. La prima quartina, che si ,apre con un allineamento caratte ristico di frasi nominali ( « Una luna più celere, un - de stino») instaura quella che è la linea di senso fondameri tale della poesia, la /notturnità/, insomma la sua isotr > pia, del resto semantizzata ad usura nel titolo; linea alla quale s'intreccia l'altra, della /evocazione/. La terza e ,a quarta quartina continuano questo filo abbastanza pre ciso, accumulandovi intorno successive determinazioni del campo semantico della /notte/: /sogno/, /plenilu nio/, /atro/ eèc., e allargando a campi contigui quello dell'/evocazione/: il volto che riaffiora nello specchio, le essenze del sorriso giovane che « risalgono» alla luna etc. Con la seconda quartina, le spinte così legate a un certo esito di senso, mostrano di colpo, anche se non traumaticamente, uno sganciamento; una Entbindung, su bito proclamata dal tempo del verbo ( « La notte scioglie rai; cieli indolori») che, smentendo la grammatica, non promette nessun futuro ma enuncia semplicemente un assoluto di apparizione presente. Sintatticamente medio, /scioglierai/ regge insieme /la notte/ e /cieli indolori/ che, beninteso non vale affatto come apposizione di /not te/ proprio perché qui l'energia espressiva si è svinco lata dalle attese del microsistema sintattico-semantico co struito dalle altre quartine. Tanto è vero che la referen za, se così si può dire, del /sciogliere cieli indolori/ la si trova fuori di questa poesia ma dentro . il macrotesto luziano, nell'incipit di Triana, poche pagine più avanti dello stesso Avvento notturno: « Chi scioglierà la tua chio ma dormiente», che per avventura rimanda solo a se stesso. Quella «chioma», sprofondata in una sua densa astrazione simbolica (« · dormiente . / sopra i porfidi oscu ri e sulle lastre / della se:i;-a radiose»), riecheggia nei capelli « affranti di tedio» della Sorella notturna che la scadenza sintattica e la chiusura della rima (/tedio/ /epì- 167
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