Il piccolo Hans - anno VIII - n. 29 - gennaio-marzo 1981

punti successivi o scariche fulminee che non tanto nega­ no il senso ma · una unicità del senso, cioè producono una _ linea di continue conversioni e dispersioni. Tale proces­ so, è appena il caso di dirlo, è proprio di qualunque te­ sto poetico: la peculiarità degli esemplari ermetici che esaminerò qui sta nella quantità ed estensione dello sle­ gamento rispetto alle parti legate, e nei modi in cui esso si rende percepibile alla superficie del testo. L'opposizione sulla quale costruisco la mia lettura co­ pre dunque, ma senza esaurirla né sposarne i contorni, quella fra -senso e non-<senso, senso e suono, senso e sin­ tassi, sintassi e metrica, langue e parole, chiusura - strut­ turale e apertura (o sfondamento) semantica. Presuppo­ nendo un codice, anzi una costellazione di codici, non si risolve nello scarto da esso o da essi, ma nell'efflusso o passaggio o scorrimento attraverso i codici: dunque in una spostabilità, in una accensione di differenze. 3. A un primo s gu ardo, si può -dire che le fi gu re che qualificano la produzione ermetica propriamente detta rientrino più nell'ambito delle metatassi che dei meta- - plasmi: sono cioè figure che modificano la struttura del­ la frase anziché figure che modificano l'aspetto sonoro o grafico delle parole e delle unità di ordine inferiore. Ba­ sterà confrontare una poesia di Avvento notturno o della Figlia di Babilonia con un� - di Zanzotto o di Balestrini, per rendersi conto della diversità nella ricerca perseguita (anche se si possa ipotizzare un momento comune da cui i cammini si biforcano). Ma tali usi introducono una di­ stinzione anche rispetto alla poesia precedente l'ermeti­ smo: per esempio rispetto a Campana, che pure vale co­ me premessa. al lavoro ermetico; a Soffici, perfino a Rebora, a taluni aspetti deformatori della parola presso i crepuscolari e i futuristi. In questa prospettiva, verso il riconoscimento di un valore demiurgico della sintassi, l'ascendenza più ovvia degli ermetici è, si sa, Mallarmé. 160

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