Il piccolo Hans - anno VIII - n. 29 - gennaio-marzo 1981

morbido vello castano del monte di Venere» (p. 233). Esponendolo nei suoi·«luoghi segreti» (p. 233), Lawrence pretende di spogliare il corpo femminile dell'alone di suggestione di cui la tradizione l'aveva rivestito, mentre gioca con l'insi gn ificanza che mette allo scoperto e ripe­ tutamente nota. Su questa mancanza, costruisce il signi­ ficato del libro; sicché essa non è che l'altra faccia della suggestione, l'esito finale di uno sforzo estremo per estrarre significato dall'immagine. La fede nella natura­ lità del corpo, in un suo darsi prima della cultura, che il testo propaganda, trova infatti nel testo stesso la sua confutazione: come mai un corpo potrebbe significare, o rivelarsi insignificante, fuori dell'ordine culturale? e perché mai l'assenza di significato sarebbe allora un'im­ perfezione? e quale occhio la rileverebbe? L'insignificanza non è qui, come in Kirkegaard, una modalità della di,stanza; nessun seduttore intesse trame su un corpo che non contiene inganno: esso non si può - né sedurrie né imprigionare. La «mancanza di si gn ifi­ cato» non è che 1'evidenziazione descrittiva di una nuova funzione assegnata al corpo femminile che, proprio grazie a quella mancanza, coincide perfettamente con le parole che lo fissano in immagine. Un'immagine «insignifican­ te», che non rimanda ad altro che a se stessa: l'equi­ valente figurativo della parola «oscena»: ancora una volta, immagine femminile e parola scoprono un'inso­ spettata affinità. La scrittura non espone più, come in Proust, il processo attraverso il qua:le si instaura il si­ gnificato, ma lo occulta; proprio Proust Connie impara a disprezzare dopo aver conosciuto -l'amore: «solo fiumi di parole sui sentimenti» (p. 203). Più in generale, lungo tutto il romanzo viene condotta una c · ampa gn a contro i luoghi letterari classici dell'amore come distanza, ingan­ no mai sciolto, e percvò si gn ificato; la più pericolosa è -l'ombra di Don Giovanni, esorcizzata in 'chiusura: «che infelicità essere come Don Giovanni» (p. 317). 152

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