Il piccolo Hans - anno VIII - n. 29 - gennaio-marzo 1981

da un autore non aumenta le probabilità che quelle for­ mazioni si avverino. Anche il fatto che una determinata lingua prediliga certe occorrenze di fonemi non può es­ sere messo in rapp9rto con un meccanismo siffatto. Co­ munque sia, fuori dal calcolo delle probabilità, esiste un fatto che sfugge alla logica del casuale. Nella sola Geru­ salemme sorprendo poco più di seicento acrostici, nel­ l'Orlando furioso circa la metà, pur limitandomi a pa­ role che abbiano almeno quattro lettere u_ Percorro l'uno o l'altro testo prosastico, ne raccolgo pochissimi; anche se, per ovviare al taglio artificiale dei vocaboli sul mar­ gine destro, percorro le prime parole d'ogni rigo; iden­ tico risultato quando inseguo mesostici in un punto fisso della pagina o telestici sul margine estremo a destra. La differenza dovrebbe trovare una spiegazione. Non so pro­ porre altre alternative che questa: o nella spezzatura del · testo poetico interviene un'azione occulta dello scrivente che non si avvera nel testo prosastico, oppure il testo poetico ha in sé una forza, meccanica o energetica, atta a produrre effetti così fatti, che il testo prosastico non possiede. Un fatto di ordine puramente meccanico si può ipotizzare, ma spiega soltanto una parte del materiale emergente. Nel testo poetico la sintassi, cioè la colloca­ zione delle unità linguistiche, deve adeguarsi a delle mi­ sure. Si prenda il metro narrativo per eccellenza, l'ot­ tata dall'endecasillibo, e la misura per il lungo, rappresen­ tava, su cui ho appunto condotto la maggior parte di que · ste osservazioni. La misura per il largo, rappresen­ tata dalla stanza e dalle sue partizioni prevalentemente binarie, condizionano il percorso del contenuto narrativo, · obbligandolo ad una sintassi prevalentemente paratatti­ ca; questa induce fatalmente a collocare in cima al verso certe preposizioni coordinanti, certe congiunzioni. Forse · così si spiega la massa di acrostici dove prevale la vocale e: ceco, cela, fede, lede; pede, tene ecc., affiancati d'al­ tronde da formazioni non significanti, ma omologhe, co- 12

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