Il piccolo Hans - VII - n. 28 - ottobre-dicembre 1980
ti», gli elementi (linguistici) « costitutivi» e « imprescritti bili» di ogni suono, e sono rappresentati dal senso: car c'est pour etre compris qu'on cherche à etre entendu. I suoni « in carne e ossa» sono andati in polvere; ed era cieca la rigorosa astrazione naturalistica che li guardava in faccia (da « envisager») e li circondava di un interesse ge loso. Questo ci lascia detto Jakobson, mentre si prepara a condurre il suo discorso sul cammino dal suono al senso, e a cambiar tono. Ecco, il tono. Quando tiene le Six leçons sur le son et le sens (si leggano nelle Editions de Minuit, Pa rigi 1976), .Jakobson non è ancora abituato a parlare francese in pubblico, e forse anche per questo lo stile della pars de struens (appena compendiata) gli riesce particolarmente ac centuato e teso, e s'inasprisce e drammatizza, in alcuni tratti, per certi modi abbreviati dell'enunciazione e per le scelte lessi cali. Ad ogni modo, la fonetica dell'articolazione, portata dal suo cieco empirismo (ma si accenna anche a « un point de vue... dépravé») a occuparsi solo della genesi del suono lin guistico, ignorando « à dessein» la funzione, e l'altra fone tica, quella acustica, tutta svolta, per la stessa astrazione, nelle forme e nella materia sonora, hanno prodotto « l'ima ge rebutante» di una « multitude chaotique» di dettagli, hanno confuso e dissipato in un « chaos » la stessa nozione del problema inquietante, « le problème des unités dans la variété qui nous tourmente ». In un punto, però, Jakobson mitiga la lezione in un'ironia leggera (forse involontaria), per ricordare che, agli inizi, gli - esclusivi studiosi della pro duzione del suono, appena un po' traviati dalle loro stesse ricerche, tenevano pur conto di criteri propriamente lin guistici nel tentare una classificazione, ed erano, dice, appli cati a « une contrebande involontaire... d'autant plus aisée qu'à l'instar des psychologues les linguistiques méconnais saient encore le ròle de l'inconscient et spécialement le grand ròle de ce facteur dans tout traitement du langage». Il t9no e il motivo (non argomentato, solo n'ominato) possono rimandare, se intanto · si perde quell'impressione di ironia, al discorso piano e insistente con cui Freud, nell'esaminare i lapsus verbali (Psicopatologia della vita quotidiana, Opere, Torino, Boringhieri, voi. IV, 1970, pp. 101-110), spiega di non potersi accontentare delle ragioni del glottologo, che pure dedica al soggetto parlante attenzioni di cui i neogrammati ci sono assolutamente incapaci. Freud mostra di nutrire qualche dubbio sulle « leggi della formazione linguistica » 220
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