Il piccolo Hans - VII - n. 28 - ottobre-dicembre 1980

Eccone la conclusione: « Le càrenze di questo breve scrit­ to, più introduttivo che espositivo, saranno forse scusate solo "in parte se affermo . che erano inevitabili. In queste poche notazioni sulle conseguenze psichiche dell'adatta­ mento al principio di realtà, ho dovuto accennare a opi­ nioni che avrei preferito per il momento tacere e la cui giustificazione richiede certo non poca fatica. Voglio tut­ tavia sperare che al lettore benevolo non sfuggirà dove an­ che in questo scritto incomincia il dominio del principio di realtà» 24 • Questo intanto per quanto riguarda la realtà. E l'adat­ tamento? Non possiamo in proposito non dare il giusto peso al fatto che il termine adattamento appare in que­ sto scritto non come adattamento alla realtà ma in due forme diverse: come adattamento dell'apparato psichico e come adattamento al principio di realtà. Tra i due ter­ mini, adattamento e realtà, c'è uno spazio e niente ci autorizza a schiacciarli uno sull'altro. Alla luce di queste « precisazioni» freudiane siamo in grado di rispondere all'interrogativo sul principio di real­ tà. Si tratta di una realtà e di un principio regolativo. Co­ me realtà, esso è pensiero inconscio che si collega ai re­ sidui di rappresentazioni verbali. In questo senso è iden­ tico alla possibilità di pensare e di esprimersi, possibilità che è data dal sostenere, invece di precipitarsi nella resa allucinatoria o nella via di fatto, il dispiacere. Come prin­ cipio regolativo, esso indica quella che nell'Interpreta­ zione dei sogni Freud chiama « una seconda e più sottile regolazione», la cui determinazione è legata alla crea­ zione di « una nuova serie qualitativa » che procede dai « segni di dispiacere » alla formazione del linguaggio 25 • L'aritmetica, la geometria, l'architettura, la poesia, la musica, sono chiamate a dotare la tecnica psicoanali­ tica di quell'affinamento, di quella Verfeinerung 26, che Freud addita come necessaria all'interpretazione e a quel- 216

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