Il piccolo Hans - VII - n. 28 - ottobre-dicembre 1980

come dice nella capacità di pensare, con i fonemi del lat­ tante, una via da ripercorrere. Antonio si ritrova là dove qualcosa ha inceppato lo sviluppo di una tecnica, dove un sintomo, un'altra tecnica, ne ha preso il posto. E ora vediamo di metterci d'accordo sulla questione del principio di realtà. Se è vero che il principio di realtà inclina già in Freud nel senso dell'adattamento alla real­ tà, nel senso di prolungare l'egemonia del principio di p iac _ ere con tutto quello che rappresenta di ordinato svi­ luppo, relazione oggettuale, oblatività genitale e compa­ gnia bella, bene ha fatto Lacan a forzare · il discorso freu­ diano nella direzione dell'al di là del principio di piace­ re, legando così all'istinto di morte l'insistenza ripetitiva significante e la dimensione stessa del godimento. Osserviamo però, anche prendendo di scorcio un te­ sto come I due principi dell'accadere psichico, che Freud si riferisce alla realt� parlando sempre di modificazione, trasformazione della realtà. Inoltre il termine di realtà non è assunto da Freud come la sfera del dato, dell'esi­ stente, come l'universo dell'oggetto, la prosa del mondo, non è preso in senso realistico, oggettivistico, ma in quan­ to concetto strutturale. « Ci si impone, scrive infatti nel- 1'opera ricordata, di analizzare il rapporto del nevrotico e dell'uomo in genere, con la realtà, e di a _ ssumere così il significato psicologico del mondo reale esterno nella struttura delle nostre teorie» 2 3. « Assumere il significato psicologico del mondo reale esterno nella struttura delle nostre teorie», che cosa si­ gnifica? Per Freud significa innanzituto adeguare la forma del saggio sui Due principi alla struttura di ciò che ne è l'oggetto: l'organizzazione e il funzionamento dell'appa­ rato psichico. Di fronte all'enorme complessità di questo apparato, il saggio ne adotterà lo schema, per istanze separate, e assumerà la « difficoltà. del pensiero» che vi è iscritta. 215

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