Il piccolo Hans - VII - n. 28 - ottobre-dicembre 1980

la in grado di produrre lo scollamento che dicevamo, uno spazio che il sogno inserisce nella frase: è scoppiata la guerra. E del resto, mi si passi l'ironia, non fu proprio Stalin, artefice del comunismo in un solo paese, a soste­ nere in linguistica le posizioni, in rapporto alla relazione allo spazio, che abbiamo visto abbracciate da un Jakob­ son? Tra la guerra e la fine della frase si introduce un lun­ go aggettivo: guerreggiata. E lo spazio non è solo quello visivo tra la guerra e il punto, m� è anche quello di una strategia dello spazio, di una tecnica militare, di un'arte della guerra che si intromette nella precipitazione, che corregge l'anticipazione del tempo logico. Ciò che si introduce è un differimento, un rinvio. In una parola la funzione e campo del pensiero e del lin­ guaggio nella realtà dell'apparato psichico. Ed è qui che l'analisi di Antonio ci impone di rivedere quanto in psicoanalisi si è detto finora sul rapporto tra principio di piacere e principio di- realtà. La figura del chiasmo Ma riprendiamo un'altra correzione che possiamo ora rilevare nel rapporto che Antonio ha con la frase: è scop­ piata la guerra. Se finora l'accento è stato sullo scoppio della guerra, adesso il sogno e la continuazione dell'ana­ lisi mettono in rilievo le circostanze: quando ha sentito quella frase, quando Antonio ha provato quel senso di gioia, era sera e alzando gli occhi Antonio ha visto la luce rossa di un aeroplano. Ecco il primo incrocio: il sogno di go-ne-go sottoli­ neava con quel radersi l'ora mattutina. Quando è « scop­ piata la guerra » era sera. Il gomito dell'autista nel fianco gli impedisce di ra­ dersi, urta contro la costola da cui deve nascere la pri- 212

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