Il piccolo Hans - VII - n. 28 - ottobre-dicembre 1980

alla direzione qui menzionata, cioé all'allontanamento dalla realtà oggettiva. Per esempio Edith Piaf, la famosa cantante, afferma (1958): Bach ci allontana dal mondo circostante e ci solleva in regioni più alte, lontano da bassezze e umiliazioni. Quando ne ho abbastanza della vita, è sufficiente che io ascolti Beethoven. Th. W ." Ador­ no (1959): la musica non è un'apparenza estetica, bensì un qualcosa di presente sui generis. Perrotti (1934): la musica è il linguaggio dell'Es, e quindi sta al di fuori del senso di realtà dell'Io. Bruno Walter (1969): la musica ci trasporta nella sfera del metafisico. Io ayverto la mu­ sica come legame con lo spirito divino. Se essa tenta di avvicinarsi alla descrizione della realtà, perde la sua es­ senza divina, zoppica e balbetta. Anche l'influsso della musica sulla sessualità viene confermato. Chagall (1957), descrive come 'la visita di una ragazza sconosciuta, con la sua voce melodiosa. come se provenisse dall'altro mondo, abbia influito straordina­ riamente su di lui. (Anticipando ciò che segue precisiamo ­ che egli non divenne un pittore perverso, bensì un pitto­ re musicale). Nei festival di musica pop in cui vi è stato un controllo medico la maggior parte delle persone col­ te da malore che vi hanno fatto ricorso erano esaurite, eccitate dalla musica (Lewis-Durhan, 1971). In D. Morris · (1971) troviamo qualcosa di ben più erotico: un gruppo di ragazze seguirono i divi della musica pop, e allora non ci fu alcun limite, nel senso pieno della parola. Gli esem­ pi più intimi sono costituiti dai calchi di terracotta: i gruppi chiedono ai loro idoli pop di permettere loro di prendere un calco in terracotta dei genitali in erezioi;ie, per poter poi toccare in pace questo bottino. Abbiamo qui il feticismo allo stato nascente! 6. Possibilità della specificazione. Quanto abbiamo detto finora è troppo generico. Di fatto, dalla musica sca­ turiscono anche spinte specifiche: i toni troppo forti o 21

RkJQdWJsaXNoZXIy