Il piccolo Hans - VII - n. 28 - ottobre-dicembre 1980
è stata per anni la jouissance di uno solo, l'analista che ha dato un'interpretazione alla quale ha corrisposto l'a fasia di Antonio. Il sogno, dopo tre anni di una seconda analisi, in que� sta afasia ha aperto una breccia: go, ghe, gu, la serie dei fonemi che punteggiano lo scorrere del discorso riscopre le sorgenti infantili del linguaggio. Linguaggio infantile e afasia sono indicati da Jakob son come le vie attraverso le quali, più che dallo studio delle lingue già formate e funzionanti, è possibile farsi un'idea vivente del mondo del linguaggio. In contrasto con la · dottrina di Saussure, Jakobson dimostra, nelle sue lezioni sul suono e il senso 11 che i fonemi sono « unità complesse», « fasci», « cumuli» 12 di qualità distintive. In quanto tale, in quanto cumulo di qualità distintive, il fonema presenta sull'asse delle simultaneità quella che può essere definita una« estensione» 13• Ma anche sull'asse delle successività il fonema « presenta un'estensione e non un punto » 1 4. E' noto inoltre come Jakobson, pur senza associarsi più di tanto al « simbolismo fonetico» di un Sapir, cri tichi i due principi saussuriani della linearità e della arbitrarietà del segno. « E' in praesentia che ogni fonema comporta un fascio di caratteri distintivi» 15 e nel rapporto che lega il significante e il significato c'è qualcosa di ne cessario, come obiettò a Saussurre « il più profondo dei linguisti francesi moderni» 1 6, Emile Benveniste. Su questo terreno non si tratta però di inclinare alle suggestioni, in qualche modo pre-lacaniane, di una fe nomenologia della percezione per esaltare i valori affet tivi o estetici che possono venir suggeriti · dalle opposi zioni foniche. E tantomeno di pensare che un buon se gnale val più . di un ambiguo segno. Sia un ricorso psico logistico alle sinestesie che una degradazione del linguag gio alla « funzione semaforica» proposta da F. Fornari 208
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