Il piccolo Hans - VII - n. 28 - ottobre-dicembre 1980

te nei musicisti e in coloro che si occupano strettamente di musica rispetto alla percentuale totale delle pervérsio­ ni è maggiore di guanto non sia la (probabile) percen­ tuale rispetto alla popolazione complessiva. Calcoliamo che i perversi siano circa il 10% della popolazione. Con­ frontando i contributi della casistica (« International Journal of Psychoanalysis », anno 51 ° e 52 ° , 1971 e 1972) con i casi di perversione, mi sono chiesto quanti di questi casi corrispondessero alla mia ipotesi. Su 9 casi di perver­ sione, 6 sono rappresentati da musicisti o comunque da persone dedite alla musica. Nel libro di Feldman-Culloch (1971) il rapporto tra i casi di perversione fra musicisti e tutti i casi di perversione è di 5 a 27, cioé del 20% (in quest'opera non viene impiegata la psicoanalisi). Elemen­ ti che scatenano la perversione, oltre alla musica, posso­ no essere anche altri suoni, rumori, grida, come avviene presumibilmente in un caso pubblicato dall'« Internatio­ nal Journal of Psychoanalysis », anno 52 ° . E la diffusione epidemica dell'omosessualità negli Stati Uniti d'America (Socarides, 1968) non dovrebbe essere messa in relazione con l'epidemica diffusione della musica e di differenti impressioni sonore (patologia da rumori)? 2. Formazione sintomatica. Non abbiamo finora menzionato i casi riferiti da Ferenczi (1911), secondo cui l'interesse infantil'e per i suoni che accompagnano il me­ teorismo non aveva mancato di influire sulla scelta della professione del giovane omosessuale. Egli divenne musi­ cista. Parimenti nello scritto di Ferenczi del 1916: un giovane che presentava tratti sado-masochistici divenne omosessuale-paranoico dopo una seconda ?Perazione ai ·testicoli; anni avanti si era occupato di musica con molto zelo. 3. Dati storici. Molnar (1969) sostiene che gli Egizi dell'epoca preistorica giudicavano dannosa la musica non 18

RkJQdWJsaXNoZXIy