Il piccolo Hans - VII - n. 28 - ottobre-dicembre 1980

Malgrado l'assenza di sintomi psicotici agli esami psi­ cologici e psichiatrici, l'atteggiamento di Claudia diven­ tava sempre meno accettabile nel suo ambiente. Era ad esempio del tutto incomprensibile il motivo per il quale cercava la compagnia di una ragazzina. gravemente af­ fetta da epilessia, con cµsturbi motori e inoltre di sei anni più piccola. La piccola, emarginata dagli altri bam­ bini, mostrava gravi deficit, sbavava abbondantemente, si incollava e si. aggrappava a tutti e non permetteva a nessuno di tirar dritto per la propria strada; il suo lin­ guaggio era appena comprensibile. Claudia si tratteneva con lei tutto il giorno, attenta ai suoi desideri, senza mai lasciarla sola. Quando non trovava la piccola al suo posto, · si infilava in qualche luogo abbandonato, lastricato in pietra, e vi si addormentava direttamente sull'ammatto­ nato. Le infermiere avevano cercato di impedirglielo, ma lei ricominciava daccapo. E' nel corso di questo stadio del suo trattamento che dovette provare un sentimento di impotenza per il fatto di non essere in grado di aiutare la madre. Ripeteva spesso quanto quest'ultima dovesse sentirsi sola in mezzo a deglì estranei; si era così impo­ sta di rendere la vita più tollerabile a questa bimba che aveva scelto. Sdraiarsi sul lastricato freddo deve avere per motivo la paura molto intensa di · diventare donna. L'incidente che segue potrà far luce su questa supposizione. Un gior­ no mi chiesero di aiutare le infermiere a tenere Claudia. Le ho chiesto: « Sei ancora coricata sui mattoni freddi?». « Quest6 mi farà ammalare, vero? Prenderei freddo . così? Dovrei essere già una donna». - mi rispose. « E' a questo che pensi?» - le domandai. « E' di questo che ho timore» - · fu la sua risposta. Le chiesi perché avesse questa paura e lei raccontò che quando la madre si ammalò era « tutta insanguina­ ta». Claudia aveva sette anni la notte in cui degli scono­ sciuti riportarono a casa la madre da µna località nei 130