Il piccolo Hans - VII - n. 27 - luglio-settembre 1980

dire cosa è il mondo se il regno delle idee non ha nessun vicino? Ciò che faccio equivale a definire la parola 'mondo'. « Io trascuro ciò che è ovvio». « I o vedo ciò che è visto» (dndicando il mio corpo). Dicendo questo, addito il mio occhio geometrico. O pren­ do ad indicare rtenendo - gli occhi chiusi e mi tocco il pet-to e lo sento. In nessun caso stabilisco run nesso tra ciò che è visto e una persona. Ritorniamo al fatto di 'trascurare '! Sembra che io trascuri la vita. Ma non 1a vita fisiologicamente intesa ma la vita come coscienza. E la coscienza non intesa fisiologicamente, o considerata dall'esterno, ma la co­ scienza in quanto l'essenza stessa dell'�sperienza, l'ap­ parire del mondo, il mondo. Non potrei dire: se dovessi aggiungere il mondo alla mia lingua, ci dovrebbe essere un unico segno per la to.taHtà della lingua, e questo segno, peroiò, potrebbe es­ sere omesso? Come devo descrivere il modo in cui il bambino im­ para la parola 'mal di denti' - nel modo seguente?: Il bambino talvolta ha male ai denti, geme e si tiene la guancia, gli adulti dicono « •.•», etc. O: n bambino tal­ volta geme e si tiene la .guancia, gli adulti...? La prima descrizione afferma qualcosa di superfluo o falso, op­ pure la seconda · omette qualcosa di essenziale? Entram­ be le descrizioni sono corrette. « Ma è come se tu stessi trascurando qualcosa». Ma che cosa posso fare di rpiù oltre a distinguere iL caso in cui dico « Ho male ai denti» quando per davvero ho 90

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