Il piccolo Hans - VII - n. 27 - luglio-settembre 1980

do più intimo la sfera della realtà e che può andare nelila direzione ,della scelta psicotica (il « disegnare un sedere femminile sul mio corpo » di Schreber) o della fine di un'ana!lisi attraverso il riconoscimento del proprio debi­ to simoolico. In un oerto senso l'« attributo» della silhouette si addice a tutte quelle manifestazioni dell'inconscio in cui si produce un senso di scoperta, dall'intensità di certi so, gni che chiamerei inter,pretanti o rpsicoanalisti, a1la tro­ vata di motti di spirito escogitati al momento giusto, al senso di smarrimento che ci pI'ende quando non riuscia­ mo a fermare un pensiero che ci sembrava chiarissimo o a riprodurre una citazione che avriemmo ,detto ovvia. Da questo senso di scoperta sono richiamati i problemi del-l'intelligenza e della tecnica, ai quali abbiamo riservato pochi c.enni. Per ora ci teniamo alfa descrizione e, per evitare di prendere la silhouette per un'illustrazione, diamo retta a Wittgenstein: « Ciò che chiamiamo descri­ zioni sono strumenti per impieghi particolari. Pensa, a questo proposiito, al disegno di una macchina, a una sezione, o a , un ,pi,ano prospettico ohe un meooanico ha ,davanti a sé. C'è qualcosa di fuorviante nel pensare a una descrizione come a un quadro verbale dei fatti: Forse si pensa soltanto ai quadri appesi aUe nostre pareti, che semb.mno semp!lioementt! riprodurre una cosa così carme appare, com'è fatta. (Questi quadri sono, per così dire, inoperosi)» n_ Di questi quadri inoperosi sembra a prima vista sia fatto il sogno seguente: Ho sognato due incisioni o due litografie sulle quali stendevo una carta oleata. Le litogra­ fie diventavano poi una sola e io mi sforzavo con una puntina di coprirla con il foglio come per nascondere un buco. Mi colpiva il mio sforzo contradditorio: con lo stes­ so gesto tendevo il foglio trasparente ai bordi della lito­ grafia, e Io sollevavo, con una sensàzione di sforzo, centi-: metro per centimetro. Come si vede, si tratta di ben altro 27