Il piccolo Hans - VII - n. 27 - luglio-settembre 1980

. minute Diario e letture 9 luglio. - Vedo dailla pubblicità dei giornali che Sal­ vatore Veca ha curato un libro di scritti di Paci. Lo leggerò certamente, ma lo immagino già da ora. La «città», presente nel titolo, mi fa pensare a una enfa­ tizzazione, del resto giustificata dalla realtà personale e culturale di Paci deMa fine degli anni Sessanta. Devo confessare che, con gli anni Settanta, non ho più letto Paci e probabilmente ho sbagliato, ma da un certo mo­ mento in poi tutti i suoi discorsi mi sembrarono molto improbabili. Questa è la critica non detta che pesa di più su ogni autore, la caduta di consonanza crea una dimensione desertica che rende impossibile ,un qual­ siasi tragitto. E' il silenzio delle lontanan�e che sono irrimediabilmente accadute, qualcosa che scopriamo sfug­ gito di mano e non poteva non accadere così: ne sa­ rebbe 1 andato del proprio cammino. Quando Paci si mise a scrivere sulla fenomenologia, alla fine degli anni Cinquanta, il punto che maggior­ mente mi colpiva era quello dell'evidenza. Ho persegui­ tato questa evidenza · con stizza, e credo di averle op­ posto tutti gli argomenti che Hegel aveva escogitato contro la immediatezza. P e r qualche tempo credo di aver 205

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