Il piccolo Hans - VII - n. 27 - luglio-settembre 1980

' « Ma chi dice questo?» - « Io! ». E chi dice que­ sto? - « Io! » - Per ipotesi, do la regola: � Per ogni volta · che ho detto « Ho male ai denti», da ora in poi dirò « c'è mal di · denti» '. Dico al cameriere: Mi porti sempre il brodo leggero, e il brodo denso a tutti gli altri. Egli cerca di ricordarsi che faccia ho. Fate l'ipotesi, ora, - che io cambio completamente di volto (di corpo) ogni giorno: come egli può sapere chi sono io? Ma questo è un problema di esistenza del gioco. 1 « Se tutte le pedine si rassomigliassero, come si sa. prebbe ohi è il re?». Om . appare che, anche se egli non potesse sapere chi sono io, io ancora lo saprei. Supponiamo ora che io abbia detto: ,« non era così e così, ero io che chiedevo il brodo leggero» - non potrei sbagliarmi? Certamente. E cioè, posso credere di averglielo chiesto, ma non l'ho fatto. A questo puntò posso compiere due errori: uno, di pensare ohe glielo avevo chiesto; due, di pensare 1 che io glielo avevo chie­ sto? Dico: « Mi ricordo di averlo chiesto a lei ieri», ed egli risponde: « Ieri lei non era ,affatto qui». Ora, io potrei dire o: « bah, devo ricordarmi . male», oppure: « Io c'ero, solo che , rassomigliavo a quello lì ieri». 1 Sembra che io possa rintraoovare la mia identità, in modo del tutto indipendente dall'identrtà del mio corpo. E, così, l'idea è suggerita che io possa rintracciare l'i­ dentità di quak:osa che dimori in un corpo, l'identità del mio spirito. « Se qualcuno mi chiede di descrivere ciò che io vedo, io descrivo ciò che è visto». 105

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