Il piccolo Hans - VII - n. 27 - luglio-settembre 1980

che io abbia appena detto: So sempre se appare piccola o grande! Ma non può il vecchio gioco perdere il suo obiettivo se le circostanze cambiano, sì che l'espressione cessa di avere significato, benché io possa, naturalmente, proffe­ rirla ancora. Egli tiene duro con l'affermazione che stava menten­ do, anche se non ne viene nessuna delle conseguenze solite. Che cosa rimane del gioco linguistico tranne il fatto che egli pronuncia l'espressione? Impariamo la parola ' rosso · ' in particolari occasio­ ni. Alcuni oggetti abitualmente sono rossi e conservano il colore; la massima parte delle persone concordano coi nostri giudizi sui colori. Fate l'ipotesi che tutto ciò cambi: io vedo del sangue, inspiegabilmente una volta di un colore e un'altra volta di un altro colore, e la gente intonio a me afferma al riguardo cose diverse. Ma non potrei io, in mezzo a questo caos, conservare il mio significato di 'rosso ', 'azzurro ', etc., anche se ora nessuno potrebbe capirmi? I campioni, per es., cambie­ rebbero tutti costantemente di colore - « oppure solo a me sembra così?». « Ma allora sono pazzo o Effetti­ vamente ieri ho chiamato questo 'rosso'?». Le situazioni in cui siamo inclini a dire « Devo esser diventato pazzo! ». « Ma potremmo sempre chiamare ' rosso ' una certa impressione di colore e tener duro con questa deno­ minazione! » Die Atmosphare, die .dieses Problem umgibt, ist schreckl.z1ch. Dichte Nebel der Sprache sind rum c[en 102

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