Il piccolo Hans - anno VII - n.26 - aprile-giugno 1980
se insuperato, ma ne ha individuato le strette e segrete connessioni con la logica in genere e con quella dei giochi in particolare. Un campo che andrebbe «rivisitato» a stretto contatto con il freudiano Motto di spirito, cuore di · quella che si potrebbe chiamare, se non altro per comodità classificatoria, l\< estetica» di Freud; ma soprattutto ripercorrendo le analisi da lui compiute sul terreno dei sogni e delle nevrosi, che mi sembra possano dirsi, con una formula che vale quello che vale, uno straordinario avanzamento logico nella direzione esplicita di rendere possibilmente conto, di rendere congruo, ciò che appare, alla superficie, in congruo. Di questa «incongruenza» il testo poetico è certo una delle manifestazioni più singolari. In esso, infatti, tutto sembra concorrere, a prima vista, a rendere dif ficile e complicato ciò che potrebbe essere facile e «na turale». , La rima, il ritmo, il verso, la strofa, le altre convenzioni che regolano - o hanno regolato - il si stema della poesia si presentano infatti come un insie me complesso di norme, di ostacoli, che si frappongono al «libero» (ma ricordando Eliot, «Solo un cattivo poeta potrebbe accogliere il verso libero come una libe razione dalla forma», dico «libero» tra virgolette), al libero decorso dell'espressione verbale. Si frappongono, dicevo. Vi è qui un'analogia - molte volte ripresentata nel corso delle riflessioni sull'estetica - con il gioco, o almeno con tutta una modalità -del gioco. Si pensi, ad esempio, a due giochi, molto diffusi al tempo della mia infanzia, anche se oggi caduti, mi sembra, in disuso. Quello detto · «della campana» e quello «classico» con la paHa. Il gioco della campana si svolgevjl tracciando col gesso sulle superifici asfaltate, o con un qualsiasi arnese sulla terra, una «casa», rappresentata da una doppia serie parallela di riquadr,i, coronata all'estremità superiore da un semicerchio chiamato in Sicilia meta. 83
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