Il piccolo Hans - anno VII - n.26 - aprile-giugno 1980

(Se la regina in tuo possesso ti dessi e a tua mercè la ponessi) scrive l'anonimo autore della Folie duecentesca di Ox­ ford. Le mort saisit le vif, dirà Marx del capitale. Iterazione della rima e insistenza semantica si ri­ spondono perciò a vicenda, con una simmetria bilate­ rale perfetta. Tanto perfetta che sorge almeno ,il sospet­ to di «concettosità», di una ipertrofia dello schema­ tismo formale, di una ratio, in - certo senso perversa nella sua meccanicità e nei suoi meccanismi. Vi è qual­ cosa che striJde. Impressione confortata e rafforzata da un'ulteriore analisi metrica che qui vi risparmio, limi­ tandomi a fare osservare come ogni singolo verso ap­ paia pietrificato, quasi inciso in una lapide in forma di epigrafe: malgrado i tre enjembements, una frequenza rarissima all'epoca. ,Jn un discorso orale - come questo - ulteriori no­ tazioni possono venir vantaggiosamente sostituite dalla lettura - per confronto - di un altro sonetto di Guit­ tone, anch'esso fondato sulla replicacio, o iterazione, della parola «gioia». Ma questa volta, studiosamente, non in rima. Un sonetto che, oltre a non presentare par­ ticolari difficoltà di interpretazione, si costruisce su un ritmo che, ancora una volta con felice parallelismo ri­ spetto all'asse . semantico, è esso stesso estremamente «gioioso». 78 «Tuttor eh'eo dirò " gioi' ", g101va cosa, intenderete che di voi favello, che gioia sete di beltà gioiosa e gioia di piacer gioi(o)so e bello, e gioia in cui gioioso avenir posa, gioi' d'adornezze e gioi' di cor asnello, gioia in cui viso e gioi' tant'amorosa ched è gioiosa gioi' mirare in ello.

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