Il piccolo Hans - anno VII - n.26 - aprile-giugno 1980

, L'epistemologia è ricondotta alla cosmologia. La co­ noscenza dell'inconscio ha come limite e come condi­ zione la pura esteriorità della .fisica: estensione omo­ genea e masse in movimento. Ma anche la struttura della mente è per la coscienza un pezzo di mondo esterno. Siamo abitati dall'esteriorità e la psicoanalisi, piutto­ sto che da una assegnazione alle scienze umane, è me­ glio definita da una formula di sapore comtiano che la vuole una .fisica dell'apparato psichico. Possiamo assegnare interamente l'inconscio al campo del linguaggio? Lacan parla di funzione e campo della parola e del linguaggio in psicoanalisi, sottolinea for­ temente che l'inconscio è strutturato come un linguag­ gio, nello stesso tempo però usa per la psicoanalisi la ·denominazione di Cosa freudiana. C'è un'oscillazione: l'oscillazione tra die Sache, il termine che indica le cose del mondo · in quanto « sono le cose di un universo strutturato in parola, che il linguaggio domina, che i processi simbolici governano» 23 , e das Ding che è l'Hors signifié, la Realité muette che resiste assolutamente alla significazione. A chi gli obiettava che l'inconscio non può essere strutturato come un linguaggio, se esso è il regno delle rappresentazioni di cosa, Lacan rispose che qui cosa è da prendersi come Sache (in Sachvor­ stellung ).. In realtà se è vero che l'inconscio è .funzione di due sistemi separati, l'essenziale per una definizione del­ l'inconscio si trova in questa separazione, cioèJ in una relazione non a un luogo detto inconscio, ma all'appa­ rato psichico. Ed è vero che alienazione e separazione sono dette da Lacan le operazioni logiche che permet­ tono, attraverso il riconoscimento della pulsione, la co­ struzione del soggetto diviso, diviso da cosa?, dilacerato dal desiderio di quelle cose sfuggenti, di quegli oggetti inutili, che sono il seno, le ,feci, lo sguardo, la voce, e il cui prolungamento è rinvenibile ad esempio nei satel- 4 6 '

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