Il piccolo Hans - anno VII - n.26 - aprile-giugno 1980

zione attiva, strutturante, dei residui inconsci. Seguendo le tracce della ricerca di Virginia Pinzi Ghisi «Fun­ zione dei residui in psicoanalisi » (in Crisi del sapere e nuova razionalità, Bari, De Donato, 1978) ove è messa in luce, tra l'altro, l'attenzione a sua volta prestata da Marx ai residui «storici » nel sociale, il discorso stesso di Bloch potrebbe acquisire - al di là della lettera - una più intima coerenza, o meglio essere salvaguardato da una possibile interpretazione «strumentalistica ». Si tratta cioè di riconsiderare (e certo Bloch lo fa) più da vicino la presenza e la funzione attiva dei «residui» e quindi il permanere, sia pur parziale, di taluni aspetti della loro v�rit _ à . «storie� » ( come Fre�d si esprime a proposito della religione) nella contemporaneità. E si tratta di farlo con un occhio . vigile alle troppo sempli­ dzzanti «analisi di classe»; per cui, poniamo, gli «ope­ rai» sarebbero «esenti» da questi residui a differenza dei «contadini», ecc. Al · solito, non si vuole · con questo affermare la iden­ tità di soggetto sociale e soggetto della psicoanalisi, ma invitare a utilizzare · le esperienze cliniche e le categorie interpretative di Freud per salvaguardare il marxismo da una lettura in chiave della «vecchia razionalità», usa, appunto, a «tirare una linea retta tra passato e futuro». m. s. • \ r 1. 169

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