Il piccolo Hans - anno VII - n.26 - aprile-giugno 1980

della terra dei bolscevichi, contrapposta al famoso slo­ gan dei socialisti rivoluzionari russi « la terra a chi la lavora». Nel caso specifico, Lenin seppe correggere a tempo, nel fuoco della rivoluzione e della rivolta delle masse contadine, l'astratta impostazione «teorica» della socialdemocrazia classica; ma in quanti altri casi ciò n _ on è avvenuto, sia nel « socialismo reale», sia nel corso delle lotte « di opposizione» del movimento operaio? (Vero è, tuttavia, che può I darsi il contrario: è, per esempio, avanzabile · l'ipotesi che, sino agli anni '70, il P.C.I. un partito attento - sulla scorta di Gramsci - alle ·stratificazioni culturali, sottovaluti, in taluni am­ biti, i processi di trasformazione e di omogeinizzàzione culturale. Sicché, poniamo, di fronte a questioni - come il divorzio prima, l'aborto poi - inerenti alla costellazione del costume familiare, si ebbe, sem­ mai scarsa consapevolezza del reale « stato di coscienza » delle masse popolari, permettendo così all'« illumini­ smo» dei radicali di apparire come più aderente alla realtà del Paese.) Ma il discorso, sul piano della critica politica, po­ trebbe estendersi quasi all'infinito. Ciò che qui, invece, si vuol porre in evidenza è qualcosa d'altro. Bloch, tra i pensatori marxisti di rilievo, è tra j non moltissimi che abbiano prestato attenzione alla psicoanalisi, co­ gliendone almeno in parte la funzione innovativa. Tut­ tavia (si veda il libro di Zecchi citato, pp. 62-69) egli rimprovera a Freud di bloccare, per così dire, l'incon­ scio nel passato. L'inconscio - leggiamo - non è così « un elemento di progressione; esso consiste molto di più in regressioni. Di conseguenza il divenire conscio di questo inconscio rende conoscibile solo il già-stato; ciò vuol dire: nell'inconscio di Freud non. c'è nulla di nuovo» (Prin.zip Hoffnung, p. 61),. Sembra cioè che a Bloch sfugga - il carattere « dina­ mico » della concezione freudiana, e pertanto la fun- 168

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