Il piccolo Hans - anno VII - n.26 - aprile-giugno 1980
Bodei mette in rilievo (p. 43) il nesso tra le con siderazioni di Bloch sulla non-contemporaneità e la ce lebre affermazione · di Marx sul «sogno di una cosa», contenuta alla lettera a Ruge del settembre 1843: «Ap parirà chiaro allora come da tempo il mondo possieda il sogno di una cosa della quale non ha che da posse dere la coscienza, per possederla realmente. Apparirà chiaro come non si tratti di tirare una linea retta tra passato e futuro, bensì di realizzare i pensieri del pas sato. Si mostrerà infine come l'umanità non incominci un lavoro nuovo, ma porti a compimento consapevol mente il suo vecchio lavoro». Una frase che va stret tamente collegata con un'altra della stessa lettera: «Non affronteremo il mondo in modo dottrinario, con un nuovo principio: qui è la verità, qui inginocchiati! Noi illustreremo al mondo nuovi princìpi, traendoli dai prin cìpi del mondo. Noi non gli diciamo: abbandona le tue lotte, sono sciocchezze; noi ti grideremo la vera parola d'ordine della lotta. Noi gli mostreremo soltanto perché effettivamente combatte, poiché la coscienza è una cosa che esso deve far propria, anche se non lo vuole». Ciò che Bloch rimprovera alla propaganda comuni sta degli anni venti e trenta è di non porsi nemmeno il problema di queste discrasie culturali, che rendono il tempo di vita dei contadini, degli operai, di taluni strati piccolo�borghesi non solo non «contemporaneo», ma nettamente stratificato. Anzi, sono spesso le forze con servatrici e reazionarie - nel caso in questione il na zionalsocialismo - a porsi, con il linguaggio della pro pria propaganda, all'unisono con questi diversi livelli culturali, traendone un'efficacia che manca invece del · tutto all'astratto «razionalismo» (ed economicismo, po tremmo aggiungere) del discorso del movimento ope raio che si presenta come marxista. Di questo atteggiamento si potrebbero fare molti esempi: tipica la parola d'ordine di nazionalizzazione 167
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