Il piccolo Hans - anno VII - n.25 - gennaio-marzo 1980

Se dovessimo pensare a ·spaccare la parola gravata con il peso di questa « sopravalutazione », se spaccas­ simo il sasso, come in un fossile, troveremmo un pro­ filo identificabile, una traiettoria, una piega, un détour verso l'oggetto. Per questa cifra, la tensione con cui la lingua del poeta 'trae la parola dal caos plurilinguistico la restituisce al discorso degli altri con un graffio, una traccia semantica in più. Con Lacan (ma anche con Freud) la forma « dina­ mica » di referenzialità emersa con Bachtin acquista una . torsione ulteriore: quello che caratterizza, a · livel­ lo della distinzione significante/significato, il rapporto del significato con l'elemento terzo indispensabile che è il referente, èl il fatto che il significato lo manca. E questo mancare costituisce il proprio stesso dell'og­ getto: « le ratage, c'est l'objet ». « L'objet, c'est un raté ». Se l'oggetto si costituisce per l'intermediario di una perdita d'oggetto, di nuovo - qui, anche se Lacan arri­ va a questo discorso per vie molto diverse, e cioè essenzialmente legate alla clinica, l'accelerazione dina­ mica si cMude su se �tessa - tale perdita fonda la pa- 1rola. 1 Lacan si serve di Hegel dicendo che il concetto fa in modo che l'oggetto sia presente senza esserci. Il si­ grrificato, dice Hegel, sottrae alla cosa la sua esistenza, la introduce in assenza: il ripetersi insensato ed essen­ ziale dello sparire e del ricomparire dell'oggetto, come nel bambino col rocchetto, inaugura una proprietà fon­ damentale della parola. Ora dato l'affrontamento della parola . poetica col suo oggetto e dato il doppio « ratage » (del significa­ to e dell'oggetto) cosa �esta del tratto stampato nella stoffa della parola? Cosa significa individuare un per­ corso e un peso specifico con cui la parola poetica sale dal caos per entrare nella lingua idiolettica? A livello della dimensione temporale, cui eravamo già introdotti dalla morosa delectatio, abbiamo un'indicazione se pen- 76

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