Il piccolo Hans - anno VII - n.25 - gennaio-marzo 1980

Rime non racconta una storia d'amore, è la metafora e il paradigma della cinquecentesca poesia d'amore. 1 La mitografia letteraria � l'impulso biografistico che copre e impolvera oggi le rime d'amore di Ariosto e di Tasso: rileggerle oltre le ragnatele storico-critiche, oltre il _ vincolo della tradizione e il deposito di innume­ revoli compendi parafrastici. E vorrei parlare della poesia del Buonarroti: al cen­ tro della scena, solenne e corrosa, colma di furore e attorta nel dominio della fonesi e del grido, divincolan­ tesi da sotto il manto d'una letterarietà aspra e d'una corporeità nervi e sangue e desiderio ( « desir voto di beltà infinita »). Corrispondenza tra il linguaggio del corpo e il linguaggio della forma artistica. Corrispon­ denza tra grido della poesia e grido della mistica, tra lavoro sul linguaggio e appressamento all'orizzonte in­ focato della meditazione l'eligiosa. 6. , Nell'universo dei trattati d'amore del '500: an­ cora plurale e disseminata esegesi del Simposio: sullo sfondo la mediazione del Comento ficiniano. Platonismo ed aristotelismo s'annodano e districano, si sovrappon­ gono e avversano: esempio d'una lotta per l'egemonia dottrinaria sul terreno dove la dottrina è più insidiata e dispersa, il terreno dell'esperienza amorosa. Le teorie rinascimentali dell'amore sono di volta in volta ombra disegnata dalle figure della poesia d'amore; luogo d'un infinito intrattenimento dove la rappresen­ tazione dei personaggi e degli scenari ripete la memoria conviviale umanistica; proiezione teorica della rete di relazioni che lega e coimplica i personaggi dialoganti; costruzione d'un monile di dimostrazioni e conclusioni e accademiche disquisizioni da offrire alla donna che accoglie e ascolta e modera i dialoganti; trasposizione della novellistica amorosa in registri accordati sui co­ dici cortigiani e in strutture narrative dove l'astrazione 120

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