Il piccolo Hans - anno VII - n.25 - gennaio-marzo 1980

da Severino con « dal niente all'essere», e 1tol1}crLç con produzione. Heidegger invece traduce: «aus dem Nicht-Anwen­ senden in das Anwesen», identificando così l'essere con la presenza: in questa luce 1tol1}crLç è portare e tenere alla presenza. Giorgio Colli traduce: «da ciò che non è a ciò che è», e 1tol1}crLç con «creazione». Tre tradu­ zioni, trie interpretazioni. L'interpretazione di Severino, che ha la forza della radicalità, impedisce o sacrifica o destina a fenomenologia seconda l'esegesi dei linguaggi diversi parlati nel convito d'amore e le stesse tracce di rapporto con . la divina follia che Eros e Poiesis dicono pur nel mondo della tecnica: non resta, sullo sfondo dell'alienazione occidentale nella tecnica, che l'invito a tornare a Parmenide. La « svolta» heideggeriana passa invece attraverso l'interrogazione dei poeti, proprio di quei poeti con;ie Holderlin invitati - al convito e che per questo hanno cantato le tracce lasciate dagli dei fuggiti. I « poeti nel tempo della povertà» servono a questo, come i « sa­ cerdoti del dio del vino erranti da terra a terra nella santa notte». Il nascondimento dell'essere è custodia dell'essere: nell'abisso, che è il « tutto ritenente», si custodisce la «possibilità della svolta».I poeti dicono questa possibilità. iLa lettura di Heidegger apre all'interrogazione della poe�ia, fa del poeta un convitato nella casa di Aga­ tone. Voglio aggiungere due soli riscontri. Agatone nel suo discorso («bello e ricco» come il linguaggio di Gor­ gia, insinuerà subito dopo Socrate) dice di Eros che è « così -sapiente da rendere creatore anche un altro»: scompare l'estraneità alle Muse, in chi sia afferrato da Eros (l'affermazione è confortata da una citazione da Euripide). Il passaggio dalla condizione di estraneo alle Muse alla condizione di allievo è il passaggio ad uno stato · nel quale il rapporto con le cose è modificato, per- 115

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