Il piccolo Hans - anno VII - n.25 - gennaio-marzo 1980

nel fare, nella produzione: ma garantiscono ancora, sia Eros che Poiesis, dell'itinerario verso la sapienza). Ma il Simposio non è solo costituito dal discorso centrale di Socrate: una sua interpretazione deve muo­ vere sull'onda dei vari linguaggi e saperi che convivial­ mente circondano l'evocazione di Eros, deve modulare il distanziamento che di colpo istituisce Socrate quan­ do introduce la parola di una sapiente e maga e divina­ trice come Diotima: questa misura esegetica mi sembra circoli nel seminario di Lacan sul transfert, dove il Sim­ posio è letto oltre il testo dei discorsi dei convitati, nel cuore dei ràpporti tra i personaggi che fanno del par­ lar d'amore il raddoppiamento simbolico del loro de­ siderio. L'esegesi di Lacan desacralizza il testo trasfor­ mandolo in un teatro dove finzioni, gliss,ements, ma­ schere, sofismi, scontri oratori volteggiano attorno alla parola di , Socrate, attorno a ciò che egli non ha e che per questo può · dare, attorno a questo infa­ ticabile « questionneur » che non è né maestro né in­ namorato e che è il più prossimo alla sapienza e al- 1'amore. Amore non è dio, ma demone. È sulla via che va dalla teogonia all'ateismo, sulla via dell'eliminazione •degli dei, ricorda Lacan. Anche la poesia è su questo sen­ tiero. Allora, di quale perdita sono tracda Eros e Poie­ sis nella notte in cui nessun dio raccoglie in sé gli uo­ mini e le cose? Questa domanda, che porta Heidegger ad « interrogare » i poeti, per un « filosofo» come Ema­ nuele Severino sarebbe mal posta. Perché Eros sarebbe già nella storia dell'Occidente, nel sentiero · della Notte, nel mondo lasciato in eredità agli uomini da quel µE"aE,ù da Platone introdotto tra l'essere e il nulla. Platone, proprio in questo passo del Simposio darebbe formu­ lazione alle due « categorie fondamentali della civiltà della tecnica: produzione e distruzione dell'essere». L'e­ spressione platonica Ex "ou µi} ov"oc; Et.e; "ò ov è tradotta 114

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