Il piccolo Hans - VI - n. 24 - ottobre-dicembre 1979
ammesso nel rapporto di analisi. Questa funzione si preserva nella voce del testo e mette in causa il lettore anche se non si sa più molto bene se sia l'invocante o l'invocato. Chi sarà il soggetto di un testo? chi lo scrive (certo non chi l'ha scritto) o chi lo riceve, nel modo più casuale, secondo la fortuna dèl gran numero e dell'ano nimato? Questo soggetto, fatalmente diviso, ·supporta (e ,sopporta) l'invocazione, l'in-vocare ossia il chiamare al cunché lì, nel mezzo del vuoto. T,rascrivendolo secondo a certi moduli, il rapporto si presenta così: S (barrato) Non voglio di proposito andare oltre. Però si osserverà qualche possibile attinenza con le posizioni dei « quattro ' (ben noti) discorsi». 7. L'isterica parla, dice: « Ecco arriva, sta nascen do il figlio del dottor Breuer». La sua voce propone un fantasma, lo precipita, per colmarlo, nel vuoto che essa -stessa scava; è una voce falsa nel senso che cade (fal lere) proprio lì dove qualcosa èJ chiamato a esistere sia pure precariamente. La voce è anche una zona erogena, · il medium in cui si può iscrivere la perversione; attiva o passiva: Justine ha « un air de Vierge, de grands ye� bleus, pleins d'ame et d'intéret, une peau éblouissante, une taille s ' ouple et flexible, un organe touchant... »·. In Sade, come aocade , spesso, la funzione di voluttà della voce si maschera/ smaschera dietro un codice letterario imprestato all'uso del suo te�po. Nella Dernière bande, Beckett sottrae addirittura la voce a ogni assegnazione personale: essa opera in una pura meccanicità (che è doppia, se si bada al rituale di messa in opera che il magnetofono richiede a K.rapp), per la quale Ja voce stessa risulta in ultima istanza inintelligibile cioè non più abitabile da un senso individuale. Gli « uocelli mi- 23
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