Il piccolo Hans - VI - n. 24 - ottobre-dicembre 1979
ziona il discorso poetico e nello stesso tempo ne co struisce i movimenti. La prima :voce è quella del . per� ,sonaggio�autore che apre il vocativo del quarto verso: « O donna mia», atto di parola addirittura perlocutivo non solo p�rché istituisce così la destinataria ideale del la poesia come deuteragonista ma perché produce l'ef fetto a lungo raggio di creare un fantasma: il fantasma della donna indifferente e intangibile ( « e già non sai né pensi / quanta piaga m'apristi in mezzo al petto » ) , double della ' natura. Difatti la seconda entrata è defe rita alla natura ,stessa e ,si contiene dentro la figura pro priamente retorica della prosopopea ( « A te la speme / nego, mi disse, anche la ,speme... »). La più forte delle voci in campo la registrano i ver , si 22 e 23, così forrte da costituire un vero e proprio acting out (« e qui per ter ra / mi getto, e grido, e fremo » ) ; brusca irruzione del reale nel simbolico. L'ultima voce non ha, per dir così, nessun contenuto: non ne · compare che l'impronta astratta, la traccia di un ipotizzabile passaggio ante riore, enfatizzato dall'articolo indeterminato ( « un can to »). Tale schema di voci determina una circolarità della poesia: dalla pura istituzione vocale dell'.inizio a quella della , chiusa, passando attraverso fasi che potrei rozzamente indicare come: costruzione fantasmatica-sca rica-sua razionalizzazione : « storica»-intervallo muto. Sono appena preliminari di una lettura che ce:rca di servire l'approocio al rapporto voci/voce. Anche a una analisi superficiale, « La sera del dì di festa» risulta costituita su tre termini verbali: /notte/, /vento/, /can to/. Essi non vengono qui in considerazione rispetto al particolare contenuto emozionale, connotativo che rivestono nell'universo semantico 1eopardiano, ma co me , significanti la cui combinatoria può rendere conto della poesia. Si noterà che: 1) •sono tutti e tre costituiti da c.inque lette:re; 2) che le vocali (/vento/ = e o; /can- 17
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