Il piccolo Hans - VI - n. 24 - ottobre-dicembre 1979
rire come un capriccio ai contemporanei - ,segna e sot tolinea una consapevolezza estremizzata del carattere aleatorio della poesia, della sua accentuata polisemia (Un coup de dès). I successivi sviluppi della musica hanno non solo confermato il senso di questa scelta, ma ne hanno chia rito le ragioni teoriche; addirittura, anzi, ci hanno of ferto, con il termine tecnico «aleatoria» una direzione di ricerca. ,Per tornare alla tematica sottesa a questi appunti, la punteggiatura ha certo a che fare con il riscontro « vocale» di un testo scritto. Non solo ne segna le pause, gli intervalli, e quindi il ritmo (che significava - come ha indicato Benveniste - originariamente '« sche ma»), ma, nel caso dell'interrogativo e dell'esclamativo in particolare, anche la tonalità. Modulo quanto mai, a prima vista, «grammaticale», anche per la punteg giatura vale la distinzione saussuriana tra Langue e pa role. Si pot11ebbe anzi dire che qui essa vale particolar mente? Certo si è che l'intèrpunzione, nella scrittura, ha un uso personalissimo: che andrebbe ulteriormente e analiticamente indagato. 4. La voce di Bloomsbury. Ci si consenta, in questo girovagare intorno al nostro tema, una lunga citazione. E' tratta dal libro di R.F. Harrod, La vita di J.M. Keynes (Torino, Einaudi, 1965, pp. 222): « Nella ,società di Bloomsbury ,era impossibile, anche solo per un mo mento, annoiarsi. Ogni frase brillava. Vi contribuiva in: modo decisivo 1a ' Voce di Bloom sbury ', basata su quella di Lytton, che non consisteva tanto in una speciale pronunzia delle parole quanto nella cadenza delle frasi. Di queste cadenze ci si poteva servire per esprimere sfumature tali da arriochire il si gnificato letterale :della frase... La voce era enfatica, ma contenuta. Certe sillabe e perfino lettere erano accen- 127
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