Il piccolo Hans - VI - n. 24 - ottobre-dicembre 1979

a chi poneva '1a questione delle pubbliche letture di poesia, che oggi tendono a diffondersi, obbiettava che si tratta, in ogni caso, di un'approssimazione, dato «lo spessore polifonico» - l'espressione è sua - della poesia. « Spessore polifonico» va inteso - se non mi in­ ganno - come una crasi del discorso. Zanzotto, penso, alludeva alla nota polisemia del linguaggio poetico, che richiederebbe una lettura, appunto, polifonica: il che è inattuabile. Si dà tuttavia un caso limite: quello della «poesia sonora», o «orale» (se ne veda la bella antologia cu­ rata nel 1978 da Arrigo Lora-Totino per le edizioni di­ scografiche Cramps). In questa poesia, scritta per es­ sere letta, o «eseguita», ,si potrebbe forse dire - se­ guendo a1cune indicazioni di Nelson Goodman (I lin­ guaggi dell'arte, Milano, Il Saggiatore, 1976, specialmente i capp. IV e V) - che il testo scritto ha la stessa fun­ zione della notazione musicale; mentre, come sottoli­ nea Goodman per '1a letteratura in generale, « le emis­ sioni verbali non sono i prodotti finali come lo sono invece le esecuzioni in musica», per quanto riguarda la poesia sonora, - scrive Lora Totino a proposJto di Marinetti - «La lettura mentale del poema diventa as­ solutamente inadeguata, occorre espressamente l'esecu­ zione vocale, declamata, il testo scritto si fa semplice­ mente partitura optofonica». E, del resto, Marinetti in persona, nel Manifesto tecnico della letteratura futu­ rista (11 maggio 1912), propugnava l'abolizione della punteggiatura e la sua so'stituzione con �< i segni della mat,ematica... e i segni musicali». E, anticipando una tecnica che il fumetto riprenderà su larga scala, ag­ giungerà, nel Supplemento ( · 11 agosto 1912) allo stesso manifesto: «il poeta futurista potrà finalmente utiliz­ zare · tutte le onomatopee, anche 1e più cacofoniche, che riproducono gli innumerevoli rumori della materia in 124

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