Il piccolo Hans - VI - n. 24 - ottobre-dicembre 1979
che per tutta l'intervista sottolinea di aver rinunciato all'amore. La z che appartiene :al nome di un Dumézil sconosciuto, diverso da quello che credo di incontrare. La sbarra del letto di ospedale. Ma lì, nel posto dell'al tro dove « mi vedo, di fronte il giovinetto di spalle», mi si rivela anche il luogo della «fonte», quella miste� riosa, inesauribile, sempre costante, di cui Freud ci parla nel montaggio delle pU!lsioni, nel quale il rapporto con la protesi, parziale, artificiosa, non può non balenare. E non a caso, al di là della tavola rotonda, tavola di Zorro, tavofa dell'infanzia, tavola bucata, al di là del1a tavola c'è il pos i to dell'interlocutore nel quale il mio sogno, che pure ho fatto da · sola e prima, nasce e si completa nel momento in cui lo dico. Interlocutore, penso, che ha funzionato oome il detto una piet-ra lan ciata in piccionaia, che in questo caso è mio marito, e che mi si rivela improvvisamente attraverso 1e sue ini ziali come presente anche nel primo sogno, tlà dove ho fatto passa11e fa sottile demarcazione tra Copper-stone e Copper-field, che è la stessa che passa tra il campo e la vooe, segnata nel cinema dal seg11eto artificio del dop piaggio (s i egreto artificio deilla coppia, che abbiamo co� minciato a scoprire con la funzione di T , eresa nel caso dell'« uomo dei lupi»), da quando si è spenta fa vistosa protesi che con i caratteri della didascalia strutturava l'immagine del muto. Virginia Finzi Ghisi 12
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