Il piccolo Hans - VI - n. 24 - ottobre-dicembre 1979

« •.• partir avec: tacitement, en déramant peu à peu sans du heurt briser fillusion ni que le clapotis de la bulle visible d'écume enroulée à ma fuite ne jette aux pieds survenus de personne la ressemblance transparente du rapt de mon idéale fleur » 17 • Non è forse dalla scomparsa di questa traccia di schiu­ ma che sorgerà il verso nella sua negazione radicale? « Rien, cette écume, vierge vers » 18• Tutte queste metafore non sono che variazioni del vuoto e dell'illusione al lavoro nella scrittura il cui « coup de dés» ( « colpo di dadi») o di d lSbis farà saltar fuori, per effetto di una giocata vincente, la relazione tra ramer e dé-ramer. Perché è proprio col gioco poetico della lin­ gua che Mallarmé ci .fa avv,ertire la forza negativa del colpo di « dés» in opposizioni quali astre/désastre, livre/ délivre, e qui appunto perfino ramer e déramer, due pa­ role la cui azione contraria è puro prodotto di un'inven­ zione poetica. Presi nel contesto del Nénuphar Blanc, ramer e dé­ ramer designano rispettivamente l'andata e il ritorno del viaggio, ment,re il vocabolario del Littré . menziona dé­ ramer (scomparso addirittura dal Larousse) solo nel sen­ so · de « l'atto di tirar via dai rami il bozzolo dei bachi da seta». In rapporto a questo senso caduto in oblio, ,l'altro appare chiaramente come un felice « coup de dés » dell'invenzione mallarmeana, tanto più felice in quanto permette di far ,rifluire sul primo termine, ramer, il sen­ so dimenticato e disusato del secondo. Il poema si rivela allora la secrezione di un filo di seta (soie) o di sé (soi) che il poeta produce in uno stato di dormiveglia. E' il lavoro del ver(so)me [in francese: ver(s); n.d.t.] nell'involucro-bozzolo dentro il quale si è nascosta scomparendo la vera identità del poeta, essendo l'altra (identità) quella solo esteriore e mondana da cui 102

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