Il piccolo Hans - VI - n. 23 - luglio-settembre 1979

Il fatto è che i piedi e le staffe non sono né uno né due; e non vi è neanche un solo cavallo da caval­ care. E qui, confesso, mi volgo tutto dalla parte della psicoanalisi che non è, né vuol essere - a dichiara­ zione reiterata di Freud - né una «Weltanschauung» e neanche la scienza, il criterio -, più o meno for­ male - della verità. Chiede che le si dia ascolto: e in verità, in una certa misura, assai inferiore, forse, di quanto non appaia superficialmente, questo ascolto ha ottenuto. Insegna, tra l'altro, a non dissociare i pro­ cessi «di pensiero» da altri, ben diversi, processi. In­ terroga, perciò, tra l'altro, anche la semiotica - e i semiologi - sulle loro «certezze» (lo ha fatto, da un altro versante, e per i «filosofi», un certo Wittgen­ stein). Sarebbe buona regola, anche del «semiolo­ gare», se non rispondervi, avere almeno il sospetto di questa interrogazione. Nel testo di Ghezzi ci sembra che così avvenga; ma l'interrogazione stessa appare as­ sente negli altri due. Una pretesa eccessiva? anch'essa, sotto sotto, «im­ perialistica-»? Non direi proprio, se Freud, questa in­ terrogazione - e proprio nella e attraverso la Traum­ deutung - l'ha posta a se stesso, e al proprio «pelli­ siero» costituito (che non era, ovviamente, il pensiero costituito solo del dottor Sigmund Freud, viennese, al volger del secolo, ma anche, tra l'altro, la neurologia). Ma chi si interroga, non rifiuta le interrogazioni al­ trui: le domande, le questioni, di un Quintavalle, di un Bruno, della semiotica; e di altre, se occorra, discipline. Che qui, in una rivista come «Il piccolo Hans», che si vuole di psicoanalisi non si considerano perciò «estranee» o - come chi divide il mondo a colpi di spada amerebbe ritenere - non pèrtinenti:' tanto men _ o, poi, «impertinenti». m.s. 98

RkJQdWJsaXNoZXIy