Il piccolo Hans - VI - n. 23 - luglio-settembre 1979
operazione che Freud chiama 'condensazione ' e che, assieme all'elaborazione secondaria e alla considerazione della raffigurabilità, è procedimento costitutivo del la voro onirico. Abbiamo detto che è in prima approssimazione che il sogno làtente può considerarsi Ùn ' significato ': que sto perché, ovviamente, tale significato è talmente de s�rutturato da non poter permettere altro che una siste matizzazione delle idiosincrasie linguistiche del sogna tore, ovvero la rilevazione di un sottocodice affettivo ( = sistema di attrazioni e 1 repulsioni) che permette di determinare il grado di probabilità statistica con cui un significante si ritrova collegato connotativamente ad un'unità anziché un'altra dello spazio semantico globale. Qui c'è un salto, forse non necessario, nell'opera di Freud 0 l'analista-terapeuta, infatti, (v. W. Bonime, Uso cli nico dei sogni, Torino, Boringhieri 1975) potrebbe ac contentarsi di queste associazioni" che - anche se false, anche se riferite ad un'esperienza onirica che in realtà non si è avuta - rivelano sempre, nel valore emotivo indicato dalla resistenza, i nuclei traumatici del 'vis suto ' del paziente; ma l'analista-ermeneuta, desideroso di ricomporre le sparse membra del pensiero inconscio (processo primario), si impone di inventare una sintassi del sogno. A questo punto il fallimento è esplicito: siccome « il , sogno riproduce un nesso logico come simultaneità » (L'interpretazione, p. 293), non c'è possibilità di discer nere una disgiunzione inclusiva da una esclusiva, un condizionale da una congiunzione. « L'alternativa 'o-o' non può essere espressa in alcuno modo dal · sogno » (L'interpretazione, p. 295); la negazione « viene sempli cemente trascurata » (p. 297); il rapporto causale si configura come giustapposizione di una scena più lunga (apodosi) a un'altra più breve (protasi), però « una divi sione del sogno in due parti disuguali non significa ogni 104
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