Il piccolo Hans - anno VI - n. 22 - aprile-giugno 1979
gli anima:li sono molto più eviidenti, pm distintive, quindi, che ·tra gli uomini (dr. anche Lévi-Strauss 1962). La ,differenza tra cavalli e capre (in queste ultime Hans sembra identificarsi) e più forte di quella tra i genitori e se stesso. Gran parte ,del dramma dell'infan zia è costituito da questo cambio di scala rispetto al mondo adulto. Quel che atrterrisce Hans del cavallo (sem plice « mateTia» in cui s, i inscrive l'oggetto fobico) è la possibilirtà di un rovesciamento, cioè di uno scarto (in tutti i sensi) improvviso, im-pre-vedibile. Che H grande cavallo bianco cada nella polvere, che ·« faccia chiasso», che muoia, ecc., contraddice appunto il . suo esser più (più veloce, grande, bello, superbo... degli uomini): se ,in quest'oggetto Freud legge la castrazione, è che nel precipitoso rovesciamento inscritto nel « de stino equino» si enfatizza l'angoscia di una differenza, ,di un puro scarto. Da qui, opposizione della nera mu seruola (segno ,di schiavitù) con l'-« umana» bianchezza, dei bagagli pesantissimi con l'agilità, ecc. La condizione equina così letta è! ,l'amplificazione spaesante di diffe_ renze più piocole concernenti lo scarto di una padro nanza - come in filigrana, dietro ,la fobia di Hans si , legge come la messinscena, nello ,spazio pubblico delle strade e dei trasporti, - di una fragilità (di una fobiia, forse) genitoriale. L'oggetto fobico (che al contrario, nella fantasia, appare alleato e controllabile, persino da parte della sorellina neonata) si determina quindi come signifiant, come ente differenziale e, in più, distintivo; questo significa che rturtto il valore dell'oggetto è nel suo esser scarto. 11. Dicendo che in Freud l'oggetto è valore, non vo glio solo drire che esso è differenziale: in effetti anche i Repriisentanzen sono differenze (e difatti Lacan li assi milerà ai signifiants saussuriani). Né vogliamo ribaàfre la banalità per cui il soggetto freudiano, in quanto 73
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