Il piccolo Hans - anno VI - n. 22 - aprile-giugno 1979

gente. L'affermazione, a liveLlo metasemiotico, o semio­ logico (ib. 134), dell'arbitrarietà implica il carnttere radi­ calmente contingente di quel particolare sistema di segni che èi la langue, e qu i ndi l'impossibilità di una coinci­ denza tra , langue e langage (e parole). In altre parole, la presupposizione in fondo metafi­ sica di Saussure è la libertà assoluta della langue - la forma determina liberamen r t , e la sua . sostanza, come contingenza. Da qui, allora, i,l caratterizzarsi della lan­ gue come schema (nel senso di Hjelmslev, ib. 82-88). D'altra parte la glossematica prescrive che la teoria linguistica debba essere essa stessa, innanzitutto, arbi­ traria, cioè costituita in termini di un sistema deduttivo. Viene allora H sospetto che questa libertà essenziale della ,langue (,senza la quale l'arbitrarietà del segno non sarebbe comprensibile) sia -come il riflesso della ' liber­ tà' della teoria linguistica (della metasemiotica), che costituendo la langue (lalangue, preferisce scrivere La­ can (Tv. 16)) come suo oggetto, ne fa l'ente libero che assoggetta il padante. Non dimentichiamo che il saus­ surismo filosofico, noto come 'strutturalismo ', ha insi­ stito sul primato · del simbolico, in quanto esso posse­ derebbe l'uomo. Ma d si chiede allora se questo rap­ porto di maitrise non 5ia in quakhe modo come l'onto­ logizzazione 1 di una libertà metodologica, quella che pre­ siede al 'gioco ', potriemmo dfo,e, della teoria linguistica: non la langue-schema ,sarebbe il maitre dell'uomo; ma il linguista, parlando di arbitraire del segno si porrebbe da maitre, proclamando così la sua arbitrarietà (il suo partit�reso) 7 • 6. Intanto però questa libertà della langue ci fa pen.sare il ' mondo 1 , in qruanto insieme non amorfo di signi� ficati, come creatura della langue stessa. Per dirla con Hjelmslev (Ib. 52-65), 1a «forma» precede (anzi crea, attraverso l'ombra che essa ,getta) la «sostanza»; in 66

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