Il piccolo Hans - anno VI - n. 22 - aprile-giugno 1979

Forse non è accidentale che una delle forme pri­ marie del racconto, il raoconto d'avventure, scatti vo­ lentieri da quella verisione se si vuole un po' degr,adata, addomesticata, dell'Hleggibile che è il messaggio cripti­ co. Gli esempi si accumulano, anche presso un solo autore ma quaisi epon�mo del genere, Verne: da Viag­ gio al centro della Terra a I figli del capitan Grant a La Jangada. Basta la comune memoria di lettori d'av­ venture per registJrare la - carica di piacere, di libido con­ densata in quelle procedure narrative. Letto in questo modo - se si può accettare il gioco di parole - l'Illeg­ gibile, srcairtando con cura ogni valenza mistica o irra­ zionale (teologia della tenebra, della negatività), diventa qualche cosa che può servire (come l'equivoco, il ma­ linrteso, l'inoirampo). Félioie, in Un coeur simple ne è già, in quaikhe modo, una scrittura; e ndle ultime ri­ ghe, il « pappagallo gigantesco» che si libera sulla sua morte, è a buon diritto il Grande !illeggibile. Giuliano Gramigna 207

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