Il piccolo Hans - anno VI - n. 22 - aprile-giugno 1979

che sembra occultare nel tessuto anagrammatico del suo nome la grande arte della Pitrerie (l'arte del­ l'istrione), proprio come il troveor (trovatore) si con­ fonde nel Medioevo con il jongleur (giullare), si riduce ad una smorfia clownesca o libresca e dà luogo (livre) a una commedia che non libera nessuno. Per concludere il nostro discorso sulla trasmissione, riprendiamo quel passaggio (passe) de1la Divina Com­ media i cui tramiti principali, rappresentati da Virgilio, Stazio, Beatrice e infine San Bemal'do, il troveor inna­ morato della Vergine, portano Dante alla sommità della scala del Paradiso. Qualunque sia 1a commedia che si attua in lettera­ tura o nella psicoanalisi, bisogna ancora che i posteri possano definirla divina. Per tale ragione fare appello al grande La can, scandendo in due temini il laccio (lac) di questo nome ri-nomato, o dedicare, come fa Dante, il suo Para-diso (para-dis) 31 a Can Grande de la Scala 32 , i,l signore di Verona, significa mettere in atto quel sen che àssimila poeticamente il «cane», canis in latino, al verbo «cantare», cano, canis, per metter capo a quel sene raffigurato dal «venerabile» Bernardo, ultima tappa di un pellegrinaggio iniziato a Verona. Grazie all'impronta del di,scorso matriciale, tutte le sostitu­ zioni trovano la loro ragion d'essere e il loro «legame musaico» nella sommità della scala del parndiso: LI fedele amante della Vergine, «.il suo fede! Ber­ nardo» 34 , come dice il testo, fa trasparire nel «le­ gato» del suo volto splendente la fedeltà del cane che porta lo stesso nome, l'amore della Veronica rinnamo­ rata del Verbo, nonché quell'immagine di una verità contraffatta che il poeta in esilio aveva creduto di riconoscere come la Verità (« il vero») nella sign;oria di Can Grande a Verona. Dovrebbe così verificarni 1a trasmissione del legato 183

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