Il piccolo Hans - V - n. 20 - ottobre-dicembre 1978

L'estasi, come smarrimento, come esperienza di ex­ sistenza, duplica, mimandolo, il luogo originario della non iscrizione del soggetto, il punto (a) in cui Freud postula un godimento senza rappresentazione. Da que­ sto topos decentrato, come il motore immobile di Ari­ stotele, il godimento produce i suoi effetti di accentra­ zione, pur restando fuori dello psichico, esterno al sog­ getto, un « al di là» materiale cui corrisponde, specular­ mente, un « al di qua » formale dal quale la rappre­ sentazione, dimentica della sua origine, ritorna. Ci è agevole intravvedere, in questi due poli , il piccolo a ed il grande A, il reale ed il simbolico, tra i quali lo schema freudiano del percorso isterico distende una reintegrazione del soggetto a partire da una perdita, da una cancellazione totale. In questo senso il lavoro psichico funziona come ricostruzione, riparazione, come un secondo tempo, il tempo della industriosità umana,. che porta dalla privazione allo «sbocco nell'atto di sod­ disfazione». Il «prima», lungi dall'avere la consisten­ za di uno stadio, si rivela pertanto non un precedente cronologico ma un antecedente logico, un ' a priori ' cui spetta di sostenere la rappresentazione nella sua eterogeneità con la cosa, nella sua irriducibilità al reale. Così ricostruita, la struttura dell'isteria appare il modello della umanizzazione dell'uomo, del suo essere un animale simbolico che, come ama dire Lacan, abita il linguaggio. Posta tra la mancanza della cosa e la sua ripresentificazione nel simbolico, essa sembra occupare lo spazio della produzione culturale. Dal punto di vista dell'economia libidica, poi, in quanto tende a rista­ bilire l'erotismo perduto, compie un lavoro di compen­ sazione, di cicatrizzazione della originaria ferita nar� cisistica per il quale può dirsi terapeutica. Eppure la patologia non le è estranea né è qualcosa che soprag­ giunga dal di fuori, ma la accompagna inesorabilmente, 99

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