Il piccolo Hans - V - n. 20 - ottobre-dicembre 1978

trasto tra ciò che tende all'espressione e ciò che sembra contrapporvisi; rappresentazione pulsionale ed elabo­ razione secondaria sono solidali, infatti nella costru­ zione di un senso. Un senso che si realizza soprattutto nell'effetto di spostamento che l'isteria produce e che conduce dal corpo al corpo lungo un percorso che, pra­ ticando i bordi del simbolico e dell'immaginario, ne ri­ vela la reciproca contaminazione. L'uso sintomale del mezzo espressivo teatralizza la parola, una ' parola cor­ porea ' che rimanda, attraverso effetti di estraniamento, ad uno spazio extra-scenico: ché non è lì che qualche cosa si dice o si ascolta. Nel varco tra il sintomo e il suo effetto di fuga si intravvede il vuoto, che l'isterica lascia balenare ad arte, tra le trame del discorso con il quale non cessa di colmarlo. In questo gioco del disvelare celando, si colloca il lavoro isterico, la sua produzione di senso. Intorno ad esso si condensa una esperienza che il go­ dimento attua ma che nessun sapere sostiene; ineffa­ bile come l'assenza mistica, essa produce effetti che rinviano ad un fantasma extra-testuale, al di là dell'e­ sperienza individuale e dell'immaginario interiore. Eppure la produzione isterica si misura costante­ mente con l'impossibile compito di esprimere ciò che non conosce, tendendo al limite i suoi mezzi, siano essi il linguaggio della parola o del corpo. Ogni volta che essa si affida alla comunicazione si trova, però, captata in un discorso che provoca una ' messa in ordine ', una ortopedia linearizzante dei rappresentanti pulsionali dalla quale qualche cosa si stacca, dalla quale il reale cade come un residuo 1 • La specificità della sua economia risiede proprio nel tentare senza posa l'impossibile recupero dell'oggetto perduto, di colmare la falla, - di ristabilire quell'unità fantasmatica che il godimento evoca come sua causa. Ma come il Fa:llo si presenta solo nella forma negativa 94

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