Il piccolo Hans - V - n. 20 - ottobre-dicembre 1978

mento determinato che si dirige a un certo fine. Appunto: quale fine - quale oggetto del desiderio? Procedendo nella lettura, ossia nel sogno, se ne incon­ tra l'hallali. «Allor, mirando in ciel, vidi rimaso / come un barlume, o un'orma, anzi una nicchia, / ond'ella fosse svelta...» La luna precipitata dal cielo vi si in­ scrive tuttavia nella forma di una béance, di un vuoto, di una «nicchia». Un punto del seminario di Lacan sui quattro concetti fondamentali della psicoanalisi, trat­ tando i rapporti fra quadro e sguarido, nota che «il y a quelque chose dont toujours, dans un tableau, on peut noter l'absence... C'est , le champ central, où le pouvoir séparatif de l'oeil s'exerce au maximum dans la vision. Dans tout tableau, il ne peut qu'etre absent, et rem­ placé par un trou - reflet, en s<;>mme, de la pupille der­ rière laquelle est le regard...» (Segue un inciso impor­ tante: «pour autant que le tableau entre dans un rap­ port au désir», che serve non poco ai fini di questa nota). Il simbolo primario del ,sogno non è lo svellersi della luna dal cielo e il precipitare sulla terra, ma la sua presenza/assenza sulla volta celeste; è il signifi­ cante negativo tracciato dall'«orma», dalla «nicchia», dove 1a luna non è più la ,luna ma il proprio rovescio; non ,semplice convivenza degli opposti, del sì e del no secondo la pratica onirica, ma «salto» del piano stesso di discorso. Ecco che l'impiego del sogno comincia a mostrare una sua funzione specifica dal punto di vista letterario. Nel frammento - ma anche in linea generale - il sogno si articola, dentro la sintassi della fiction, come un periodo ipotetico la cui protasi è sottintesa («se ciò fosse possibile - ma non lo ,è») ed ha in certo senso il proprio correlativo «di copertura» nella parte di narrazione «sveglia» che introduce il sogno. Il quale, a sua volta, configura un'apodosi che, per il solo fatto di esser,e detta, i,stituisce l'impossibile {la realtà è l'im- 9

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